Partiamo dagli albori moderni della legislazione italiana e, una delle prime leggi a regolare la professione forense fu quella del 25 marzo 1926, la numero 453.
Con questa si distinguevano la figura dell’avvocato da quella di procuratore e prevedeva l’indispensabile iscrizione all’albo professionale quale requisito per l’esercizio forense.
Negli anni ’30 poi, l’intera disciplina normativa fu raccolta in regi decreti, tra questi citiamo il numero 1578 del 27 novembre 1933, il numero 37 che contiene elementi chiave relativi all’esame di abilitazione del 22 gennaio 1934.
Facendo poi un salto consistente di diversi anni, giungiamo ai decreti rinnovati, cioè a quelli risalenti al 2000. In particolare nel 2008 venne depositato un disegno di legge al Senato Italiano, approvato poi nel 2010 dalla Commissione di Giustizia. Poi, dopo essere passato anche alla Camera, ma con modifiche, venne approvato nel 2012 e deposto definitivamente come legge numero 247 del 31 dicembre 2012.
In ambito comunitario, invece, la direttiva dell’Unione Europea n. 98/5/CE del 16 febbraio 1998 ha introdotto la possibilità di cositituire apposite società tra avvocati.
In Italia, nel corso degli anni, si è determinata una grande inflazione nel numero di avvocati, a questo proposito Claudio Fancelli, presidente reggente della corte d’Appello di Roma, nel 2008 alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario attribuì alle cause del malessere dell’amministrazione processuale italiana “all’abnorme numero di avvocati” presenti nella città di Roma.
In quell’occasione il Magistrato Claudio Fancelli dichiarò:
“L’abnorme numero di avvocati iscritti all’Ordine forense, a Roma tanti quanti l’intera Francia, può inconsapevolmente determinare il rischio di un incremento del ricorso dei cittadini alla giurisdizione e quindi, stante la carenza strutturale di risorse, un allungamento dei tempi processuali”.
A 15 anni di distanza l’affermazione del Dott. Claudio Fancelli risulta ancora attualissima.
Difatti, non si può non constatare come, pur in presenza delle riforme normativa che ciclicamente intervengono (soprattutto in materia penale), nessun risultato evidente è stato raggiunto e nessun risultato si potrà raggiungere senza una importante inversione di rotta – in primis culturale – dell’Avvocatura Italiana.
Il mestiere di avvocato è antichissimo e anche le sue normative e le regole etiche non sono poi molto variate durante gli anni, ciò che è cambiato semmai è il modo di interpretare queste regole e la cogenza delle stesse.